Carmelina Negri nasce a Melegnano (MI) il 9 Marzo 1910, ultimogenita di Gaetano Negri e di Teresa Galbiati.
Entra giovanissima nell’Azione Cattolica, scelta che, vissuta negli anni a venire con immutato entusiasmo, è determinante, assieme all’influenza esercitata dalla famiglia, per la crescita nella vita di fede, nello spirito di preghiera, nell’amore per Gesù Eucaristia, nella devozione alla Mamma Celeste e nel servizio generoso alla Chiesa.
Terminati gli studi e impiegatasi nel 1926 in banca, vi conosce Giuseppe Carabelli, giovane schivo e modesto, alieno dai facili conformismi, anch’egli socio di Azione Cattolica, impegnato a testimoniare ovunque con coerenza la propria fede cristiana. Fidanzatisi, i due si sposano il 23 gennaio 1935. Li muove il desiderio di dare vita ad una famiglia numerosa, l’ansia di comunicare ai figli che verranno la fede avuta in dono, la “buona notizia” appresa, l’Amore da cui si sentono amati. Il loro progetto è fare della famiglia il luogo in cui crescere in santità. Per Carmelina le maternità si susseguono negli anni successivi, affrontate ogni volta con gioia e speranza, anche quando l’organismo ne esce debilitato o incombono le restrizioni e i sacrifici che la guerra in quegli anni comporta.
Nel settembre del 1950 si reca a san Giovanni Rotondo dove incontra San Pio da Pietrelcina, il cappuccino stigmatizzato. Torna da quel viaggio, che definirà “memorabile”, con un amore ancora più grande per la preghiera ed un accresciuto desiderio di bene.
Nel gennaio 1957 si manifestano i primi sintomi del male che, in capo a due anni, porterà alla morte il marito. La notte del 27 marzo 1959, venerdì santo, Giuseppe Carabelli chiude la sua esperienza terrena. L’allora arcivescovo di Milano Cardinal Montini, conoscendo la figura di quest’uomo integro e rispettoso delle norme sociali e morali, si era recato al suo capezzale nello stesso mese di marzo per portargli la sua benedizione e sostare in preghiera con loro.
Rimasta vedova, mamma Carmela intensifica ulteriormente l’impegno in parrocchia, dove per molti anni anima il gruppo “Passio”, che raccoglie persone volenterose che si impegnano a visitare gli ammalati per essere loro di conforto e portare una parola di speranza cristiana.
In casa prende l’abitudine di radunare, una sera alla settimana, i figli ormai grandi e sposati, ed altri amici di famiglia a pregare il Rosario e a meditare qualche pagina del Vangelo con l’aiuto di un sacerdote.
La notte del 14 marzo 1968 mamma Carmela sente in cuor suo una sorta di richiamo. Levatasi, prende un quaderno e una matita e comincia a scrivere. Scrive per un’ora, poi torna a letto e s’addormenta. La mattina dopo, rileggendo quanto scritto, trova che “erano cose molto belle e vere”. Da allora, per oltre dieci anni fino alla morte, ella scrive quotidianamente, riempiendo migliaia di pagine di quaderno dove, con il suo proprio stile, piano ed espressivo e alla portata dei più semplici, si succedono gli “appelli” di Gesù misericordioso, di Maria Santissima e dei Santi. Gli uomini smarriti e scoraggiati vengono chiamati a riscoprire la Parola che non tramonta, il Vangelo, ad aprirsi all’azione redentrice di Cristo, ad affidarsi all’aiuto e all’amore della Madre, a trovare la forza e il vigore nei Sacramenti e a camminare uniti in comunione generosa e fedele con la Chiesa e i suoi Pastori. Nel cuore di Milano, così, una casa come tante diventa un nuovo “cenacolo”, una piccola oasi di pace e di amore.
Alla partecipazione quotidiana all’Eucaristia, alla recita del Rosario in famiglia, alla preghiera personale, di giorno, ma soprattutto di notte, alle faccende domestiche, all’interessamento quotidiano e concreto per i figli ancora in famiglia e per quelli già sposati, all’aiuto discreto a persone in stato di bisogno, poveri e sofferenti, si aggiungono così per mamma Carmela numerose iniziative di apostolato: l’accoglienza ai gruppi che da ogni dove giungono per riunirsi a pregare, i colloqui personali con persone desiderose di una parola di conforto, le decine di telefonate al giorno, i cumuli di corrispondenza; il tutto affrontato con spirito di dedizione, generosità ed entusiasmo.
Vi è più di un elemento che sembra accumunare l’apostolato che veniva svolgendo mamma Carmela alla missione che era stata di suor Faustina Kowalska, la suora polacca canonizzata nel 2000 da Papa Giovanni Paolo II. Comune è la spiritualità che le animava, quella propria di Santa Teresa di Lisieux e della sua “piccola via”, come comune è il richiamo insistente all’abbandono fiducioso alla misericordia di Dio. Ispirata da Gesù mamma Carmela scriveva:
“Vi chiamo per dirvi quanto è grande la mia misericordia. Desidero farvi dono dell’amore che avvampa nel mio cuore. Chiamo anche voi ad essere misericordiosi e buoni. Non siate giudici severi gli uni degli altri, ma nel compatimento, nella comprensione e in quella carità che vi affratella sappiate edificarvi a vicenda.”.
E, in altra occasione:
“Grazie per la diffusione del mio sacro Volto. Benedirò quelle famiglie nelle quali verrà esposta la mia immagine. Convertirò i peccatori che in esse abitano, aiuterò i buoni a perfezionarsi, i tiepidi a riscaldarsi. Provvederò ai loro bisogni e li aiuterò in ogni loro necessità spirituale e materiale. Rivolgetevi spesso a me invocandomi così: Gesù misericordioso, confidiamo in te, abbi pietà di noi e del mondo intero”.
E ancora, la vigilia della Domenica in Albis del 1969:
“Figlia mia, nell’immensità del mio amore e della mia misericordia, ti prometto che chiunque avrà celebrato con particolare solennità la festa del mio Amore misericordioso, con vero intento di amore, verrà accolto nel mio cuore con particolare tenerezza. Gli svelerò i miei segreti, gli parlerò al cuore e lo considererò come confidente ed amico”.
Dal “cenacolo” di Viale Lunigiana si dirama negli anni successivi, una fitta rete di gruppi di preghiera che, accomunati dalla medesima spiritualità e da un solido orientamento mariano (“Ad Jesum per Mariam”), varca presto i confini dell’Italia e dell’Europa fino a toccare gli altri continenti.
Provata nella salute, mamma Carmela viene ricoverata il 22 ottobre 1978 all’ospedale Fatebenefratelli di Milano. Qui, ricevuto il santo Viatico e il Sacramento degli infermi, si spegne nella notte del 25 novembre 1978, attorniata dai familiari e dalle componenti della piccola comunità femminile, cui nell’agosto di quello stesso anno ha dato vita.
Dal 20 dicembre 2013 i resti di mamma Carmela si trovano nella Cappella di Viale Lunigiana 30, Milano.